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Impero britànnico.

Comunità territoriale e politica che, anteriormente alla seconda guerra mondiale, comprendeva una serie di Stati che riconoscevano la sovranità formale della corona britannica. Esso riuniva gli Stati nazionali indipendenti di Gran Bretagna e Irlanda e i cosiddetti dominions, cioè India, Pakistan, Ceylon, Canada, Australia e Nuova Zelanda. La spinta iniziale verso la formazione dell'Impero può essere rintracciata storicamente nelle grandi esplorazioni geografiche del XV e XVI sec. L'Inghilterra si inserì in questo movimento storico grazie sia alla sua favorevole posizione insulare sia alla abbondanza di elementi che, per sfuggire al clima di persecuzioni religiose e di aspre lotte politiche che allora regnava sull'isola, preferivano riparare fuori della Gran Bretagna e farsi colonizzatori delle terre che si venivano man mano scoprendo. L'Inghilterra venne inoltre favorita dalla crisi che stavano attraversando le maggiori potenze coloniali dell'epoca: Spagna e Portogallo. A una prima fase di colonizzazione che, principalmente sotto il regno di Elisabetta, vide soprattutto lo Stato all'avanguardia dell'iniziativa colonizzatrice, subentrò un secondo periodo nel corso del quale furono associazioni private e gruppi di individui ad occuparsi delle attività di colonizzazione. A questi gruppi la Corona inglese era solita rilasciare speciali autorizzazioni per il commercio o per esercitare la sovranità giuridica e politica su tutte le terre che occupavano. Nel corso della prima metà del XVII sec. nacquero le prime colonie britanniche nella Nuova Inghilterra, nell'America meridionale, nelle piccole Antille e nel continente africano. La prima penetrazione inglese in Asia data verso la prima metà del XVII sec. Dopo aver fiaccato, con la guerra del 1670-74, la potenza marittima e coloniale olandese, la Gran Bretagna entrò in conflitto con le mire coloniali della Francia. Tale scontro sfociò, dopo alterne vicende, in una guerra (1756-1763) nel corso della quale la Francia venne a perdere tutti i suoi possedimenti coloniali nord-americani. Il Canada passò direttamente all'Inghilterra, che pose il suo assoluto controllo su tutto il continente nordamericano. Nello stesso periodo le esplorazioni di Cook aprirono la strada alla colonizzazione del continente australiano, che venne acquisito ai domini della Corona britannica nel 1769. Con la guerra d'indipendenza, l'Impero perse le colonie americane che (1783) si costituirono in Stati Uniti d'America. La supremazia sul mare permise tuttavia agli Inglesi di conquistare nuovi territori coloniali tra i quali ricordiamo la Sierra Leone e la penisola di Malacca. Con la fine delle guerre napoleoniche l'Inghilterra diventò la massima potenza industriale e commerciale del mondo. Il suo Impero coloniale si era ulteriormente arricchito con i possedimenti strappati alla Francia, tra i quali erano il Capo di Buona Speranza, Ceylon (sottratto all'Olanda) e Trinidad (strappata alla Spagna). Nei decenni successivi il dominio coloniale inglese si estese ulteriormente verso altre regioni: vennero occupate l'Australia e la Nuova Zelanda, mentre in Africa meridionale continuava la penetrazione nonostante la resistenza delle popolazioni indigene e in Africa centrale l'espansione era diretta verso il Tanganica e le regioni del lago Nyassa. In Africa occidentale l'unico possedimento inglese era la Costa d'Oro, che era stata acquistata nel 1843. Tuttavia il punto di maggiore penetrazione della colonizzazione inglese risultava essere l'India anteriore che, a partire dal 1858, venne retta da un governo direttamente dipendente dall'Inghilterra, che veniva a sostituire quello della Compagnia delle Indie orientali. In Estremo Oriente vennero occupate nel 1819 la piazzaforte di Singapore, nel 1824 Malacca (ceduta dagli Olandesi) e nel 1840 Hong Kong (ceduta dall'Impero cinese). La grandezza raggiunta dall'Impero venne consacrata nel 1876 con la proclamazione della regina Vittoria ad imperatrice delle Indie. Tale proclamazione era stata preceduta da una serie di atti con i quali l'Inghilterra decideva di liberalizzare i propri rapporti politici ed economici con il complesso del suo Impero. Nel 1846 vennero abolite le leggi protezionistiche sui cereali, nel 1849, con gli Atti di Navigazione, l'Impero venne aperto al commercio mondiale. Successivamente si giunse alla concessione dell'autonomia e alla instaurazione di governi parlamentari nelle singole colonie. Tuttavia, verso il 1870, iniziò il lento ma inarrestabile declino dell'Inghilterra come potenza egemone del commercio e della finanza mondiali. Vennero sorgendo nuove potenze coloniali come la Russia, la Germania, il Giappone e la Francia, che aspiravano ad occupare tutti quei territori rimasti liberi e ad insidiare in questo modo la posizione di monopolio raggiunta dagli Inglesi. La reazione della Gran Bretagna consistette in un ulteriore sforzo per allargare i confini del proprio Impero. In Africa si aggiunsero alla compagine imperiale l'Egitto, la Somalia Britannica, il Kenya, la Rhodesia, l'Uganda e il Sudan anglo-egiziano. In Asia si aggiunse il Belucistan, mentre nell'Oceania venne costituita la Nuova Guinea inglese. Lo sviluppo dei moderni mezzi di comunicazione pose la classe dirigente inglese di fronte al problema di trovare nuove forme per mantenere organicamente unite tante strutture statali e coloniali. A questo scopo vennero tenute una serie di conferenze coloniali fra le quali quella di Ottawa del 1894, nel corso della quale vennero decise una serie di tariffe preferenziali a vantaggio delle merci nazionali su quelle straniere. In questo periodo lo spirito animatore dell'I.b. è piuttosto improntato alla definizione di un tipo nuovo di organizzazione interna invece che verso l'acquisizione di nuovi territori. L'ultima delle conferenze coloniali venne tenuta a Londra nel 1907 e decise l'emancipazione delle colonie dalla stretta tutela del Colonial Office e riconobbe nello stesso tempo la loro uguaglianza giuridica con il Regno Unito. Le conferenze coloniali vennero quindi sostituite con conferenze imperiali e nel corso della prima di queste, tenuta a Londra nel 1911, venne decisa la formazione di un Comitato di difesa imperiale per fare fronte alle minacce che provenivano dalle tendenze espansionistiche della Germania. La guerra del 1914-1918 vide un ulteriore allargamento della compagine imperiale attraverso l'acquisizione della maggior parte delle colonie tedesche tra le quali ricordiamo il Camerun, il Togo, la Palestina e l'Iraq. Ma la partecipazione paritaria delle colonie alla conduzione della guerra impose, a conflitto terminato, una nuova definizione dei rapporti interni all'Impero. Ciò avvenne con l'entrata dei Domini e dell'India nella Società delle Nazioni in qualità di membri originari. L'uguaglianza fra i Domini e il Regno Unito venne ulteriormente definita dal Rapporto Balfour del 1926 che, senza definire una vera e propria costituzione dell'Impero, stabiliva una serie di rapporti vincolanti che ribadivano l'autonomia delle ex colonie e definivano gli strumenti giuridici attraverso i quali l'Impero si sarebbe mantenuto unito da quel momento in avanti. Nel corso della seconda guerra mondiale l'efficacia di questi strumenti venne messa alla prova dalle vicende del conflitto, che vide tuttavia i Dominions mantenersi uniti alla madre patria. Nel dopoguerra l'avanzata dei vari movimenti di liberazione nazionale portò i responsabili della politica imperiale ad accentuare le caratteristiche ugualitarie all'interno dell'Impero. Si ebbero in questo modo una serie di mutamenti sostanziali attraverso i quali venne abolito il termine di Dominion e la denominazione di Commonwealth of Nations sostituì quella di British Commonwealth. Venne consentito ai singoli membri dell'Impero di darsi un regime repubblicano mentre, per quanto riguardava la collaborazione tra i vari componenti della compagine imperiale, si preferì che essa non venisse fissata in modo rigido, decidendo che ogni questione venisse discussa volta per volta in riunioni appositamente convocate. Tuttavia, per il crescere e lo svilupparsi delle varie borghesie nazionali, non fu possibile mantenere organicamente unite le varie nazionalità imperiali che raggiunsero progressivamente l'indipendenza mantenendo tuttavia, in casi particolari, vincoli sostanzialmente immutati con la Gran Bretagna. Elenco delle nazioni che, nell'ambito dell'Impero, hanno raggiunto l'indipendenza: Birmania (1948), Palestina (1948), Irlanda (1949), Repubblica del Sudafrica (1961), Rhodesia (1965), India (1947), Ceylon (1948), Nigeria (1960), Cipro (1961), Sierra Leone (1961), Tanganica (1961), Giamaica (1962), Kenya (1963), Malawi (1964), Zambia (1964), Malta (1964), Gambia (1965), Singapore (1965), Guaiana (1965), Barbados (1966), Mauritius (1968), Nauru (1968), Tonga (1970), Figi (1970), Belize (1973), Bahama (1973), Grenada (1974), Papua-Nuova Guinea (1975), Seicelle (1976), Salomone (1978), Tuvalu (1978), Dominica (1978), Kiribati (1979), Saint Lucia (1979), Saint Vincent e Grenadine (1979), Antigua e Barbuda (1982).
Le colonie inglesi nel 1914